2020/04/18

2020/04/18: Quel piccolo specchio al Controllo Missione, 50 anni dopo

Dopo il ritorno di Apollo 13 sulla Terra, l’equipaggio volle ringraziare tutti i componenti del Controllo Missione che li avevano riportati a casa sani e salvi. Dedicarono loro la targa che si vede in questa foto, che include uno specchietto prelevato dal Modulo Lunare della missione. La targa e lo specchio sono piazzati nella storica sala del Controllo Missione Apollo in modo tale che ognuno, uscendo dalla sala, veda se stesso riflesso nello specchio.

50 anni dopo, in quello specchietto sono riflessi i direttori di volo Glynn Lunney e Gene Kranz, l’astronauta Fred Haise, e l’ingegnere dei sistemi di supporto vitale Hank Rotter.

La dicitura della targa recita (con un piccolo errore ortografico) “This mirror flown on Aquarius, LM-7, to the Moon April 11-17, 1970. Returned by a greatful [sic] Apollo 13 crew to ‘reflect the image’ of the people in Mission Control who got us back!”. In traduzione: “Questo specchio volò verso la Luna su Aquarius, LM-7, 11-17 aprile 1970. Fu riportato dal grato equipaggio di Apollo 13 per 'rispecchiare l’immagine' delle persone al Controllo Missione che ci riportarono a casa!”



Fonte: NASA Johnson su Instagram, 2020/04/18.

2020/04/13: Immagini di bordo inedite, recuperate grazie al restauro digitale

Andy Saunders, un esperto di elaborazione digitale di immagini, è riuscito a elaborare le fotografie e le pellicole cinematografiche in formato 16 mm usate a bordo di Apollo 13 ed estrarne nuove immagini composite di una nitidezza straordinaria.

A sinistra, il comandante Jim Lovell; al centro, Jack Swigert. Credit: Andy Saunders.


Una delle tecniche usate da Saunders è il cosiddetto stacking, usatissimo in astronomia: si prende una serie di immagini dello stesso soggetto e le si elabora in modo da filtrare la grana e le imperfezioni dei singoli fotogrammi. Il principio di base dello stacking è che se lo stesso punto di due o più immagini contiene le stesse informazioni, allora quelle informazioni sono da conservare, mentre le informazioni presenti in una sola immagine vengono scartate perché sono considerare “rumore” (polvere, graffi, grana della pellicola o disturbi elettronici del sensore nel caso delle fotocamere digitali).

Dato che si tratta di riprese fatte con una cinepresa che si spostava cambiando inquadratura, è stato necessario comporre vari fotogrammi per ottenere una ripresa panoramica completa.

Saunders ha inoltre corretto digitalmente la distorsione prodotta dall’obiettivo ultragrandangolare usato dalla cinepresa di bordo.

Il risultato è meraviglioso e offre una nuova visione dei giorni drammatici trascorsi dagli astronauti Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise nello stretto abitacolo del loro veicolo spaziale fortemente danneggiato.

Il comandante Lovell sceglie della musica su un mangiacassette; sulla destra si scorge Swigert che cerca di riposare. Credit: Andy Saunders.

Lovell (a sinistra), Swigert (al centro) e Haise (a destra) nel Modulo Lunare durante i preparativi per il rientro nell’atmosfera terrestre. Credit: Andy Saunders.

Esempio di restauro: Fred Haise cerca di dormire nel Modulo Lunare. A sinistra la ripresa originale; a destra la versione restaurata. Credit: Andy Saunders.

Panoramica composta da 1000 campioni tratti da fotogrammi 16mm. La mano all’estrema sinistra è di Lovell; a sinistra si scorge Swigert; al centro c’è Haise. Credit: Andy Saunders.

Il Modulo di Comando, completamente spento per conservare la poca energia delle batterie. Credit: Andy Saunders.

Swigert (a sinistra) e Lovell (a destra) nel Modulo Lunare. Credit: Andy Saunders.

Lovell (a sinistra) e Swigert (a destra) lavorano ai tubi per il convogliamento dell’acqua. Il contenitore cubico grigio è il filtro per la CO2 improvvisato grazie alle istruzioni ricevute dal Controllo Missione. Questa immagine è una composizione di due foto Hasselblad. Credit: Andy Saunders.

La foto originale, fortemente sottoesposta...

...e il suo restauro. Credit: Andy Saunders..

2020/04/13

2020/04/13: Jim Lovell ricorda Apollo 13, 50 anni dopo


Jim Lovell, comandante della missione Apollo 13, ha rilasciato questa lunga intervista (38 minuti) a Rich Talcott, della rivista Astronomy Magazine, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’incidente che cambiò le sorti del suo volo.

Lovell racconta della mancanza di superstizione alla NASA ma anche dei segnali e dei presagi che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto: il danno al serbatoio, sfuggito ai controlli e alle procedure di verifica; la rosolia che forzò la sostituzione di Ken Mattingly; lo spegnimento anticipato del motore centrale durante la partenza dalla Terra.

Spiega anche la sua reazione calmissima all’incidente, ricordando che era un equipaggio di piloti collaudatori: “Ero abituato all'idea che mi si piantasse il motore ogni tanto quando collaudavo gli aerei, e cose del genere”. E ricorda che la Luna, durante Apollo 13, gli sembrò molto più piccola di come l’aveva vista durante Apollo 8, a causa della traiettoria molto più allungata, che portò gli astronauti di Apollo 13 alla massima distanza dalla Terra mai raggiunta (record tuttora imbattuto).

Lovell rivive anche le difficoltà di bordo durante le lunghe ore del viaggio di ritorno, con Haise in pessime condizioni a causa di un‘infezione e con la temperatura gelida in cabina combinata con l’accumulo tossico di anidride carbonica, risolto fortunosamente improvvisando un filtro.

Con tutt’altro tono, racconta anche la sua esperienza di partecipazione al film di Ron Howard dedicato alla sua missione e la sua sorpresa nello scoprire che il Modulo di Comando di Apollo 13 era stato dato alla Francia dalla NASA e poi lasciato per vent’anni nel dimenticatoio a Le Bourget.

Una trascrizione dell’intervista è pubblicata qui sul sito della rivista.