2015/04/24

1970/04/24: Audizione al Congresso USA di Jim Lovell; il debriefing tecnico dell’equipaggio


Il Direttore Generale (Administrator) della NASA, Thomas O. Paine, ascolta mentre l’astronauta Jim Lovell rende testimonianza al Comitato delle Scienze Aeronautiche e Spaziali del Congresso degli Stati Uniti sugli eventi della missione Apollo 13. Dietro Paine si scorge Rocco Petrone.

Il 24 aprile 1970 viene inoltre pubblicato il Technical Crew Debriefing, ossia il rapporto tecnico post-volo dell’equipaggio. Fra le chicche, il racconto di come andarono dispersi a bordo due hot dog per colpa di Swigert e il commento di Haise: “Non ti puoi fidare di questi piloti di modulo di comando quando gli affidi il LM” (pagina 21-8).


Fonti: Apollo 50th; The New York Times, 25 aprile 1970; NASA History Office.

2015/04/21

1970/04/21: I settimanali italiani raccontano il felice esito della missione di Lovell, Swigert e Haise

La copertina della rivista "Epoca" di martedì 21 aprile 1970 e in successione i servizi all'interno del settimanale dedicati alla drammatica odissea a lieto fine degli astronauti di Apollo 13 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

















La copertina della "Domenica del Corriere" di martedì 21 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1970/04/21: Conferenza stampa post-volo


Il canale Youtube Retro Space HD ha ricostruito quasi completamente la conferenza stampa post-volo degli astronauti di Apollo 13, James Lovell, Fred Haise e John Swigert tenuta il 21 aprile 1970, combinando due riprese cinematografiche dell’evento e ricostruendo le immagini presentate (il cui aspetto esatto non è noto). Alcuni spezzoni di audio provengono da Apollo13realtime.org.

2015/04/20

1970/04/20: Rientro a Houston e debriefing con Slayton e Von Braun

Da sinistra, Lovell, Swigert e Haise, i tre membri dell'equipaggio di Apollo 13, fotografati durante il primo giorno della loro prima attività di debriefing post-volo al Manned Spacecraft Center (MSC). Foto S70-35747, scansione di Ed Hengeveld.


I membri dell'equipaggio di Apollo 13 durante il primo giorno della loro prima attività di debriefing post-volo all'MSC; Donald K. Slayton (in primo piano al centro), Direttore delle Operazioni di Volo dell'MSC, parla con Wernher von Braun (a destra). Foto S70-35748, ricerca di Ed Hengeveld.

1970/04/20: La cronaca della festosa accoglienza alle Hawaii all'equipaggio di Apollo 13 su "Stampa Sera"



Dal quotidiano "Stampa Sera" di lunedì 20 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nixon consegna la massima onorificenza

Per gli astronauti e le loro mogli trionfo alle Hawaii

Le signore Lovell ed Haise ed i genitori di Swigert giunti ad Honolulu con l'aereo del presidente - "La nostra è stata una vittoria dello spirito di squadra" - Oggi a Houston per studiare le cause della grave avaria ad "Apollo 13"


(nostro servizio)  Honolulu, lunedì mattina. Per i tre astronauti sfortunati ed eroici quello di ieri è stato il giorno più solenne della loro vita, ma per i loro familiari è stata una giornata addirittura favolosa.
L'apparecchio "Air Force One" del presidente Nixon ha preso a bordo a Houston la moglie di Lovell e quella di Haise, poi i genitori dello scapolo Swigert, e li ha portati ad Honolulu, ad incontrare gli ex "naufraghi dello spazio". Un viaggio, per le giovani signore e per l'anziana coppia, veramente straordinario, non solo perché li portava a riabbracciare i loro cari, colmi di gloria, ma anche perché ha dato loro la possibilità di entrare in confidenza con il Presidente e consorte.
Nixon durante il volo ha lavorato parecchio, con il suo segretario particolare e con un paio di stenografe, alla stesura del discorso sul Vietnam che pronuncerà oggi, poi, messi da parte gli occhiali, ha fatto entrare nel suo scompartimento le giovani signore Lovell ed Haise. Aveva invitato, naturalmente, anche i coniugi Swigert, ma i due vecchietti, sopraffatti da tante emozioni, si erano appisolati sul sedile e russavano beatamente, per cui lo steward ha avuto ordine di lasciarli riposare.

Ricordi e battute 

"Il sonno è più importante del presidente" ha detto Nixon, ed ha fatto accomodare in poltrona, accanto a sé ed alla moglie Patricia, le due graziose signore. Sono stati serviti gli aperitivi, poi il pranzo: intanto fiorivano i ricordi e le battute, e di quando in quando si insinuava anche un po' di commozione.
Al caffè, Nixon ha donato alle due donne spille d'oro riproducenti il sigillo presidenziale (un'aquila ad ali spiegate, che stringe saette fra gli artigli), poi ha chiamato i coniugi Swigert, che avevano terminato il corroborante pisolino. Anche alla signora ha donato la spilla, ed al padre - perfetto tipo del vecchio americano - un paio di gemelli d'oro. Ad essi ha detto: "Confessatemi la verità, avreste dato tutto l'oro del mondo per avere il vostro Jack con voi, qualche giorno fa…".
La signora Haise, che attende un bimbo fra un mese, si è riposata qualche ora nello scompartimento riservato al presidente, e Nixon le ha detto: "In questo viaggio la seguo con interesse particolare. Alla mia amministrazione interessano molto i record. Se nascesse un bimbo durante il viaggio, sarebbe il primo parto della storia a bordo dell'apparecchio presidenziale". 
Dopo una traversata perfetta, l'"Air Force One" è sceso sulla pista di Honolulu, dove si erano radunate almeno cinquemila persone, con molte bandiere e molti striscioni di "benvenuto". 
L'appuntamento è stato esatto: quattro minuti dopo si è posato accanto all'apparecchio di Nixon il gigantesco C-141, che portava da Samoa gli astronauti e i medici che non li lasciano un attimo.
Ogni protocollo è stato travolto: Lovell e Haise non erano ancora a metà della scaletta di discesa, fra il rombo degli applausi e delle urla di entusiasmo, che le mogli, superando Nixon e consorte, si sono precipitati verso di loro, stringendoli in un abbraccio che sembrava non finire. Dietro, un po' intimiditi, papà e mamma Swigert si asciugavano gli occhi con un largo fazzoletto e salutavano il loro Jack da lontano, poi anche loro si sono decisi e gli sono corsi incontro.

Risponde Lovell


Il clamore della folla era tale, che non si udiva neppure la banda forte di un centinaio di ottoni, che aveva intonato l'inno delle Hawaii. Nixon aspettava sorridendo pazientemente, poi si è fatto avanti ed ha abbracciato i cosmonauti, seguendo l'ordine gerarchico: prima il comandante Lovell, poi il "secondo" Haise, e infine la sorprendente matricola Swigert, più bravo e più calmo di un veterano.
A lui il presidente ha detto, alludendo al fatto che Swigert era partito così in fretta con la missione Apollo che aveva dimenticato di compilare la denuncia del reddito: "Non preoccupatevi troppo. Guardate che combinazione, io conosco il direttore dell'ufficio delle tasse". A poco a poco il capo del protocollo è riuscito a stabilire un po' d'ordine, ma non troppo: tutta la cerimonia è proseguita su un carattere familiare e vi ha partecipato anche il cielo, con un brillante arcobaleno.
Nixon è salito su un podio; dietro di lui i cosmonauti. Il Presidente li ha salutati e ringraziati a nome di tutto il mondo ed ha dichiarato che in sostanza la missione è stata un successo perché ha servito la causa della buona volontà internazionale. Parafrasando una famosa espressione di Churchill, egli ha concluso: "Mai nella storia dell'uomo un maggior numero di persone hanno vegliato e pregato insieme per la salvezza di così pochi". Quindi ha consegnato loro la "Medal of Freedom", quella medaglia della libertà che è la più alta onorificenza civile americana.
Lovell ha ringraziato anche a nome dei compagni: "Questo è un giorno splendido per tutti noi, ed è magnifico essere sulla Terra. Voi non immaginate quanto sia bello questo mondo dove abitiamo. Ma forse sapete che abbiamo avuto giorni un po' duri e che ce l'abbiamo fatta, ed ora vi rivelo un segreto: in America siamo abituati al lavoro di squadra, uno per tutti e tutti per uno. Ecco che cosa ci ha salvati, ecco perché siamo felici di essere a casa e di essere in America".  Dopo di che, come vuole il rito, i tre sono stati sommersi da enormi collane di fiori.
Le vacanza ad Honolulu sono corte. Domani gli astronauti volano ad Houston per i "debriefing": la cosa più importante è chiarire la causa dello scoppio dei serbatoi di ossigeno, che per poco non ha provocato una catastrofe.
(Notiziario Associated Press, France Press, United Press, Ansa) a cura di Carlo Moriondo



2015/04/19

1970/04/19: Nixon conferisce la Presidential Medal of Freedom agli astronauti di Apollo 13

Da sinistra, gli astronauti Swigert, Haise e Lovell e il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon alla base dell'aviazione militare di Hickam prima che il presidente presenti la Medal of Freedom ai tre reduci dallo spazio. Foto S70-15511.


Il Presidente Nixon e gli astronauti di Apollo 13 alla base dell'aviazione militare di Hickam. Foto S70-15526, scansione di Ed Hengeveld.

1970/04/19: Dopo il felice rientro sulla Terra, le ultime notizie su "La Stampa"


Dalla prima pagina del quotidiano "La Stampa" di domenica 19 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Alle Hawaii per incontrarsi con Nixon e i familiari

Gli uomini dell'Apollo raccontano le angosce e le speranze del volo

Hanno perso fino a cinque chili di peso, non hanno dormito né mangiato per il freddo - Il medico dice: "Ne ho visti molti astronauti dopo l'ammaraggio, ma mai così stanchi" - Ad un certo momento erano tanto sfiniti che premevano i pulsanti sbagliati - Houston ordinò di prendere stimolanti - Poco prima del rientro Lovell esclamò: "Sarà interessante, oggi"


(Dal nostro inviato speciale) Houston, 18 aprile. Gli astronauti sono di nuovo in viaggio. Ma, questa volta - riposati e sereni - per ricevere il commosso saluto dell'America e l'affettuoso abbraccio dei propri cari. Dalla portaerei Iwo Jima un elicottero li ha condotti a Samoa; e da Samoa, con un volo di circa 1200 chilometri, un jet li ha portati alle Hawaii. Là, ad Honolulu, verso le quattro del mattino (ora italiana), forse più tardi, avviene l'incontro con il presidente Nixon. James Lovell e Fred Haise trovano pure le mogli, Marilyn e Mary, e John Swigert, il primo "scapolo spaziale", trova gli anziani genitori. Le due signore, i coniugi Swigert e il medico personale di Mary Haise, la quale attende un bambino per giugno, sono giunti nell'aereo di Nixon, suoi ospiti.
Queste cerimonie, questi appuntamenti mostrano come i tre uomini siano sopravvissuti all'avventura senza gravi conseguenze. Tutti gli esami compiuti a bordo dell'Iwo Jima (tre medici per astronauta) non hanno rivelato nulla d'inquietante. Keith Baird, direttore di questo gruppo di specialisti, ha detto: "Sono tutti in buona salute. Certo, l'odissea dell' "Odissea" ha lasciato qualche effetto". Ogni astronauta ha perso dai tre ai cinque chili di peso; tutti portano le tracce di una "prolungata disidratazione"; vi sono epidermidi irritate e occhi arrossati. Causa forse la carenza d'acqua potabile. Haise ha una "leggera infezione alle vie urinarie" con 37,8 di febbre. Il disturbo è curato con antibiotici.
Una lunga, profonda dormita e pasti sani e copiosi hanno cominciato inoltre ad attenuare la profonda spossatezza fisica e psicologica. Keith Baird dichiarava stamane: "Ne ho visti tanti di astronauti, dopo l'ammaraggio, ma mai così stanchi". Ieri, nelle ore prima del rientro, questa prostrazione era giunta a un punto tale che i piloti - s'è appreso oggi - premevano per errore alcuni pulsanti. Fu allora che Houston ordinò di prendere degli stimolanti, "dexedrines", per "ravvivare il metabolismo". Era uno sfinimento più che naturale, cui contribuì moltissimo l'impossibilità di dormire per il freddo. La temperatura era tra gli otto e i dieci gradi. Gli uomini erano intirizziti: cercavano di riscaldarsi stringendosi l'uno contro l'altro nel piccolo Lem.
All'arrivo sull'Iwo Jima, Swigert continuava ieri a ripetere: "Che freddo! Non lo dimenticherò mai". Il primo uomo-rana che spalancò il portellone della capsula ha riferito: "Sentii una ventata d'aria gelida. Fu come aprire un frigorifero". Oggi, inoltre, s'è saputo che, in quelle tremende ore prima del tuffo finale, Lovell chiese a Houston se poteva girare la capsula per ricevere più direttamente i raggi del sole. Furono consultati i computers: la risposta fu affermativa. Poco dopo, Lovell comunicava: "Ecco, il sole batte ora sul finestrino. E' un po' più tiepido. Grazie". Nonostante il freddo, la sete, la fame - il cibo era immangiabile perché gelato - e la tensione, Lovell serbava la calma e lo humour per pronunciare un'altra frase "storica". Diceva: "It's going to be interesting, today". "Sarà interessante, oggi". 
Nel suo volo da Washington alle Hawaii, il presidente Nixon s'è fermato al centro spaziale di Houston per un'importante cerimonia. Ha decorato con la "Medal of Freedom", medaglia della libertà, la suprema ricompensa civile - la stessa che darà a Lovell, Haise e Swigert - tutti gli uomini del "Mission control", coloro che hanno guidato l'"Apollo" ferito lungo la via del ritorno. E' stata consegnata un'unica medaglia, al rappresentante di tutti questi tecnici, Sigurd Arnold Sjoberg, "direttore delle operazioni di volo". Poteva essere un rito pieno di retorica, è stato invece breve, semplice e cordiale. "A nome di tutto il mondo", Nixon ha ringraziato gli specialisti. Poi diceva: "Mi sono giunti migliaia di messaggi da tutte le parti del globo. Ciò mostra che il travagliato viaggio non è stato un fallimento. Gli astronauti hanno toccato il cuore di milioni di persone". 
Il direttore della Nasa, Thomas Paine, presentava al presidente le famiglie degli astronauti. La signora Lovell e tre dei suoi quattro bambini: la signora Haise, con i tre bambini, e un quarto in arrivo. (La pazienza della graziosa Marilyn Lovell è infinita. Non la perdeva neppure iersera, quando dalla folla internazionale di cronisti e fotografi che l'accoglieva all'uscita di casa, partivano domande quali: "Lei porta una mini-gonna. Che ne pensa della midi?". Oppure: "Crede in Dio?"). Finita la cerimonia, fuori del centro spaziale, una ventina di dimostranti salutava Nixon con cartelli di protesta su cui era scritto: "I poveri pensano agli astronauti. ma chi pensa ai poveri?". Poco dopo, il presidente e la signora Nixon ripartivano per Honolulu, accompagnati da Marilyn Lovell, Mary Haise e dai genitori di Swigert.
Mentre l'"Apollo 13" tornava, "zoppicando", verso la Terra, il suo comandante James Lovell disse a Houston: "Temo che sarà l'ultima missione lunare per parecchio tempo". Le notizie più recenti indicano che ha probabilmente ragione. Si avranno ora inchieste e dibattiti: gli avversari dei lanci "umani" ne approfitteranno per scatenare battaglia: qualche senatore ha già chiesto che siano sospesi. Ma è improbabile che si prendano decisioni tanto drastiche. Si avrà invece un ritardo negli attuali piani. Thomas Paine, direttore della Nasa, ha ammesso che la data del primo ottobre per il lancio dell'"Apollo 14" "è in pericolo" e ha detto: "Dovremo esaminare adesso l'intero programma per vedere quali modifiche siano necessarie. Non possiamo fare previsioni fino a quando non si conosceranno le cause dell'incidente".
Paine aggiungeva: "Certo, vi sono dei rischi: ma ve ne sono in ogni esplorazione". E, secondo l'opinione dei più, sarebbero rischi accettabili. Anche perché, come ricorda il New York Times, l'"Apollo 13" ha mostrato che "calma, coraggio e perizia", in terra e in cielo, possono risolvere crisi che parevano fatali.      (Mario Ciriello)  


Chiesto il rimborso-spese per il rimorchio spaziale

Una scherzosa fattura della ditta che ha costruito il Lem

New York, 18 aprile. Il legale della società costruttrice del Lem, la "Grumman Aerospace Corp.", appena appresa la notizia del felice ammaraggio dell' "Apollo 13", ha inviato alla società costruttrice del modulo di comando, la "North American Rockwell Corp.", una fattura di 310 mila dollari (180 milioni di lire) per "spese di rimorchio".
"Il nostro servizio di soccorso si è rivelato rapido ed efficace" sottolinea il legale scherzando sul ruolo di "scialuppa di salvataggio" e di "rimorchiatore" che il modulo lunare ha assunto dopo l'incidente avvenuto alla missione "Apollo".
La fattura della "Grumman", ammontante ad un totale di 312.421 dollari e 24 centesimi, comprende le seguenti voci: quattro dollari di spese di rimorchio per il primo miglio e un dollaro per ciascun miglio successivo, 4,05 dollari per la ricarica di una batteria del modulo di comando e 500 dollari di ossigeno.
La "North American Rockwell Corp." ha risposto che la fattura era allo studio, ma non ha mancato di ricordare a Greenberg che non aveva ancora ricevuto il pagamento per le spese di trasporto del "Lem" nelle precedenti missioni lunari. (Ansa - Afp)

2015/04/18

1970/04/18: L'equipaggio di Apollo 13 alle Hawaii nel viaggio di ritorno a Houston

Foto S70-15762: scansione di J.L. Pickering.

1970/04/18: Il felice rientro sulla Terra di Apollo 13 sui quotidiani italiani





Le prime quattro pagine de "La Stampa" di sabato 18 aprile 1970 interamente dedicate al felice ritorno sulla Terra degli astronauti di Apollo 13 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Su "La Stampa" del 18 aprile 1970, nella pagina dedicata alla programmazione televisiva del giorno precedente, spicca la cronaca sulla diretta dell'edizione straordinaria del Telegiornale dedicata al rientro di Apollo 13 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "Il Resto del Carlino" di sabato 18 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "Il Corriere della Sera" dedicata al rientro sul pianeta natale dell'equipaggio di Apollo 13 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina del quotidiano "Il Messaggero" di sabato 18 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


La prima pagina de "La Nazione" di sabato 18 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).





I titoli delle prime pagine del quotidiano "Il Tempo" (in alto), e "Il Giorno" di sabato 18 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2015/04/17

1970/04/17 19:07 IT* (12:07 HO - GET 142:54:41): Splashdown nell'Oceano Pacifico, termina l'odissea di Apollo 13

NOTA: Gli orari italiani indicati con l’asterisco sono quelli del 1970, ossia GMT+1. Testo a cura di Gianluca Atti.

Sono le 18:54* ora italiana, le 11:54 del mattino a Houston. Sganciati con successo nello spazio, in prossimità del nostro pianeta, il "relitto" del Modulo di Servizio e successivamente il Modulo Lunare "Aquarius", scialuppa di salvataggio per i tre astronauti fino a poche ore prima, alla velocità di 38.000 km orari, ciò che rimane del gigantesco razzo Saturn V lanciato la sera dell'11 aprile, il suo prezioso carico umano si tuffa attraverso l'atmosfera terrestre. Pochi secondi dopo James Lovell, Fred Haise e John Swigert, sistemati nelle loro cuccette all'interno del Modulo di Comando "Odyssey", si preparano per l'ultima, emozionante fase del volo, avvolti in una torrida vampa di calore.

Ha inizio il silenzio radio, il "blackout" nelle comunicazioni tra la capsula e la base spaziale a terra. Resisterà al tremendo calore lo scudo termico, oppure l'esplosione avvenuta sul Modulo di Servizio lo avrà irrimediabilmente danneggiato? Milioni di telespettatori in tutto il mondo sono con gli occhi fissi davanti alle immagini che arrivano in diretta dall'Oceano Pacifico, dalle telecamere installate a bordo della portaerei di recupero "Iwo Jima".

Alle 19:01* italiane, dopo più di quattro interminabili minuti di silenzio radio, è la voce del comandante di Apollo 13 la prima a giungere nelle cuffie dei tecnici di turno della base spaziale texana e amplificata dalle radio e televisioni in tutto il mondo: "Come mi senti Houston?". "Okay. Perfettamente Odyssey", gli rispondono quasi gridando. È la conferma che gli astronauti stanno bene. In tutto il pianeta, pronto ad accogliere nuovamente i tre esploratori cosmici, vi sono scene di pianto, di gioia, di emozione.

Sul Pacifico, a sud delle Isole Samoa, il Sole è sorto da appena un'ora quando tra le nubi appaiono i tre grandi paracadute che sostengono il Modulo di Comando "Odyssey".

Alle 19:07* ora italiana, le 12:07 di Houston, la capsula si posa, con un perfetto "splashdown", sulle acque agitate del Pacifico. Due elicotteri si alzano dalla portaerei di recupero e si dirigono verso la zona dell'ammaraggio. La "Iwo Jima" è soltanto a sette chilometri di distanza. Alcuni uomini-rana si tuffano dagli elicotteri, agganciano il grande collare di galleggiamento alla base di "Odyssey", poi aprono il portello. Finalmente gli astronauti possono uscire, respirare aria pura, essere riscaldati dai raggi del Sole, respirare l'odore del mare: è la fine del dramma.

Sono trascorse 145 ore, 54 minuti e quarantuno secondi dall'inizio del quinto volo umano verso la Luna, un viaggio che avrebbe dovuto portare per la terza volta in meno di un anno, due uomini calpestare la superficie del Satellite naturale della Terra e che si è trasformato invece nell'operazione di salvataggio più spettacolare ed emozionante nella storia dell'umanità.

Queste le ultime fasi del più drammatico volo extraterrestre nella storia dell'esplorazione umana nello spazio.

Il Modulo di Comando di Apollo 13 si avvicina all'ammaraggio.
Foto S70-35652.


Ore 12:07 di Houston (Texas): lo splashdown nell'Oceano Pacifico. E' la fine dell'odissea. Foto ap13-AS70-15870, scansione di Ed Hengeveld.


Foto ap13-KSCPC-121, scansione Ed Hengeveld.


Foto ap13-70H-652.


I tre astronauti, ormai usciti dalla capsula, attendono di essere issati sull'elicottero che li porterà sulla portaerei "Iwo Jima". Foto ap13-S70-35631, scansione di Ed Hengeveld.


Foto ap13-70HC-482.


Foto ap13-KSC-70PC-256, scansione Ed Hengeveld.


Fred Haise (a sinistra nella foto), James Lovell e John Swigert sulla portaerei salutano i numerosi marinai e ufficiali presenti. Foto ap13-KSC-70PC-130, scansione Ed Hengeveld.


Felicità, strette di mano e sigaro in bocca al Centro di Controllo di Houston: il più spettacolare salvataggio nella storia spaziale è riuscito. Foto ap13-S70-35145.


L'equipaggio parla al telefono a bordo della Iwo Jima in seguito al recupero. Foto S70-15520, scansione di J.L. Pickering.


Lovell e Swigert cenano a bordo della Iwo Jima. Foto S70-16004, scansione di J.L. Pickering.

1970/04/17 17:43 IT* (GET 141:30): Sgancio del Modulo Lunare

NOTA: Gli orari italiani indicati con l’asterisco sono quelli del 1970, ossia GMT+1.

Poco più di tre ore dopo aver abbandonato il Modulo di Servizio, gli astronauti di Apollo 13 si separano anche dal Modulo Lunare, trasformato in motore e fonte di energia d’emergenza. Le sue risorse hanno permesso a Lovell, Haise e Swigert di avere energia elettrica e ossigeno sufficienti per il viaggio di ritorno verso la Terra, e i suoi motori hanno permesso di accorciare i tempi di viaggio e di manovrare la capsula per inserirla nella giusta traiettoria.

Foto da AS13-59-8549 ad AS13-59-8576.