2015/04/20

1970/04/20: La cronaca della festosa accoglienza alle Hawaii all'equipaggio di Apollo 13 su "Stampa Sera"



Dal quotidiano "Stampa Sera" di lunedì 20 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nixon consegna la massima onorificenza

Per gli astronauti e le loro mogli trionfo alle Hawaii

Le signore Lovell ed Haise ed i genitori di Swigert giunti ad Honolulu con l'aereo del presidente - "La nostra è stata una vittoria dello spirito di squadra" - Oggi a Houston per studiare le cause della grave avaria ad "Apollo 13"


(nostro servizio)  Honolulu, lunedì mattina. Per i tre astronauti sfortunati ed eroici quello di ieri è stato il giorno più solenne della loro vita, ma per i loro familiari è stata una giornata addirittura favolosa.
L'apparecchio "Air Force One" del presidente Nixon ha preso a bordo a Houston la moglie di Lovell e quella di Haise, poi i genitori dello scapolo Swigert, e li ha portati ad Honolulu, ad incontrare gli ex "naufraghi dello spazio". Un viaggio, per le giovani signore e per l'anziana coppia, veramente straordinario, non solo perché li portava a riabbracciare i loro cari, colmi di gloria, ma anche perché ha dato loro la possibilità di entrare in confidenza con il Presidente e consorte.
Nixon durante il volo ha lavorato parecchio, con il suo segretario particolare e con un paio di stenografe, alla stesura del discorso sul Vietnam che pronuncerà oggi, poi, messi da parte gli occhiali, ha fatto entrare nel suo scompartimento le giovani signore Lovell ed Haise. Aveva invitato, naturalmente, anche i coniugi Swigert, ma i due vecchietti, sopraffatti da tante emozioni, si erano appisolati sul sedile e russavano beatamente, per cui lo steward ha avuto ordine di lasciarli riposare.

Ricordi e battute 

"Il sonno è più importante del presidente" ha detto Nixon, ed ha fatto accomodare in poltrona, accanto a sé ed alla moglie Patricia, le due graziose signore. Sono stati serviti gli aperitivi, poi il pranzo: intanto fiorivano i ricordi e le battute, e di quando in quando si insinuava anche un po' di commozione.
Al caffè, Nixon ha donato alle due donne spille d'oro riproducenti il sigillo presidenziale (un'aquila ad ali spiegate, che stringe saette fra gli artigli), poi ha chiamato i coniugi Swigert, che avevano terminato il corroborante pisolino. Anche alla signora ha donato la spilla, ed al padre - perfetto tipo del vecchio americano - un paio di gemelli d'oro. Ad essi ha detto: "Confessatemi la verità, avreste dato tutto l'oro del mondo per avere il vostro Jack con voi, qualche giorno fa…".
La signora Haise, che attende un bimbo fra un mese, si è riposata qualche ora nello scompartimento riservato al presidente, e Nixon le ha detto: "In questo viaggio la seguo con interesse particolare. Alla mia amministrazione interessano molto i record. Se nascesse un bimbo durante il viaggio, sarebbe il primo parto della storia a bordo dell'apparecchio presidenziale". 
Dopo una traversata perfetta, l'"Air Force One" è sceso sulla pista di Honolulu, dove si erano radunate almeno cinquemila persone, con molte bandiere e molti striscioni di "benvenuto". 
L'appuntamento è stato esatto: quattro minuti dopo si è posato accanto all'apparecchio di Nixon il gigantesco C-141, che portava da Samoa gli astronauti e i medici che non li lasciano un attimo.
Ogni protocollo è stato travolto: Lovell e Haise non erano ancora a metà della scaletta di discesa, fra il rombo degli applausi e delle urla di entusiasmo, che le mogli, superando Nixon e consorte, si sono precipitati verso di loro, stringendoli in un abbraccio che sembrava non finire. Dietro, un po' intimiditi, papà e mamma Swigert si asciugavano gli occhi con un largo fazzoletto e salutavano il loro Jack da lontano, poi anche loro si sono decisi e gli sono corsi incontro.

Risponde Lovell


Il clamore della folla era tale, che non si udiva neppure la banda forte di un centinaio di ottoni, che aveva intonato l'inno delle Hawaii. Nixon aspettava sorridendo pazientemente, poi si è fatto avanti ed ha abbracciato i cosmonauti, seguendo l'ordine gerarchico: prima il comandante Lovell, poi il "secondo" Haise, e infine la sorprendente matricola Swigert, più bravo e più calmo di un veterano.
A lui il presidente ha detto, alludendo al fatto che Swigert era partito così in fretta con la missione Apollo che aveva dimenticato di compilare la denuncia del reddito: "Non preoccupatevi troppo. Guardate che combinazione, io conosco il direttore dell'ufficio delle tasse". A poco a poco il capo del protocollo è riuscito a stabilire un po' d'ordine, ma non troppo: tutta la cerimonia è proseguita su un carattere familiare e vi ha partecipato anche il cielo, con un brillante arcobaleno.
Nixon è salito su un podio; dietro di lui i cosmonauti. Il Presidente li ha salutati e ringraziati a nome di tutto il mondo ed ha dichiarato che in sostanza la missione è stata un successo perché ha servito la causa della buona volontà internazionale. Parafrasando una famosa espressione di Churchill, egli ha concluso: "Mai nella storia dell'uomo un maggior numero di persone hanno vegliato e pregato insieme per la salvezza di così pochi". Quindi ha consegnato loro la "Medal of Freedom", quella medaglia della libertà che è la più alta onorificenza civile americana.
Lovell ha ringraziato anche a nome dei compagni: "Questo è un giorno splendido per tutti noi, ed è magnifico essere sulla Terra. Voi non immaginate quanto sia bello questo mondo dove abitiamo. Ma forse sapete che abbiamo avuto giorni un po' duri e che ce l'abbiamo fatta, ed ora vi rivelo un segreto: in America siamo abituati al lavoro di squadra, uno per tutti e tutti per uno. Ecco che cosa ci ha salvati, ecco perché siamo felici di essere a casa e di essere in America".  Dopo di che, come vuole il rito, i tre sono stati sommersi da enormi collane di fiori.
Le vacanza ad Honolulu sono corte. Domani gli astronauti volano ad Houston per i "debriefing": la cosa più importante è chiarire la causa dello scoppio dei serbatoi di ossigeno, che per poco non ha provocato una catastrofe.
(Notiziario Associated Press, France Press, United Press, Ansa) a cura di Carlo Moriondo