2015/04/16

1970/04/16 5:31 IT* (GET 105:18:28): La riuscita accensione del motore di discesa del Lem riporta sulla giusta rotta verso la Terra l'Apollo 13

NOTA: Gli orari italiani indicati con l’asterisco sono quelli del 1970, ossia GMT+1.

Giovedì 16 aprile 1970. Sono trascorse 105 ore, 18 minuti e ventotto secondi dal distacco dalla rampa di lancio 39-A, dall'istante in cui James Lovell, Fred Haise e John Swigert hanno lasciato il pianeta Terra, lo stesso corpo celeste dove ora cercano di ritornare e dove ogni abitante li attende, sperando e pregando, per una felice conclusione della più drammatica missione extra-terrestre umana.

Sono le 05:31 minuti e ventotto secondi del mattino in Italia, in Texas è la tarda serata (22:31) di mercoledì 15, quando il motore di discesa di "Aquarius" viene acceso per sedici secondi. La manovra è necessaria per correggere la rotta che avrebbe portato invece i tre di Apollo solo a sfiorare la Terra, perdendosi poi nello spazio.

Alle 22:31 e quarantadue secondi, ora di Houston, il Centro di controllo del volo comunica: "Avete fatto un buon lavoro, ragazzi. Sembrate a posto". Il motore del Lem, fragile scialuppa di salvataggio, ancora una volta ha funzionato ed ha corretto la rotta. Il pericolo di un tragico percorso senza fine nell'infinito è scongiurato. Ora, comunicano dalla base, sarà necessaria solo una piccola correzione finale che sarà eseguita venerdì, qualche ora prima dell'ammaraggio, con i piccoli motori direzionali di "Aquarius" per regolare l'angolo di rientro nell'atmosfera.

Alle 07:31 di giovedì mattina (ora di Houston) la NASA annuncia che l'equipaggio ha iniziato a ricaricare le batterie del Modulo di Comando "Odyssey", spento da lunedì notte, prendendo corrente dal Modulo Lunare. Questa operazione è necessaria per rendere operativa di nuovo la cabina per il rientro sulla Terra che compirà da sola, senza l'ausilio di "Aquarius" poiché soltanto essa, di tutto il complesso spaziale, è munita dello scudo termico per proteggerla contro l'intenso calore provocato dall'attrito con gli strati densi dell'atmosfera.

Apollo 13, con a bordo il suo preziosissimo carico di vite umane, è ancora lontano dalla Terra, 280.000 km, ma la strada del ritorno è quella giusta. L'equipaggio, in particolare Haise, durante un collegamento radio si lamenta per il cibo presente a bordo, ma poi lo stesso Haise aggiunge: "Questo è un buon segno ragazzi, vuol dire che stiamo benino".

Sulla Terra, nell'auditorium al Centro spaziale di Houston, si susseguono ormai quotidianamente le conferenze stampa per aggiornare i giornalisti e gli inviati speciali delle radio e delle televisioni di tutto il globo sull'andamento del volo. In una di queste il "capo" degli astronauti, Donald "Deke" Slayton, si dichiara fiducioso sul felice rientro dell'equipaggio sulla Terra previsto per la giornata di domani, venerdì 17 aprile alle 10:07 ora di Houston e aggiunge: "Stiamo già lavorando per la missione successiva, quella di Apollo 14". C'è anche Neil Armstrong, il comandante di Apollo 11 e primo uomo ad aver messo piede sulla Luna, che ad una precisa domanda di un giornalista della carta stampata, risponde: "Quello che stanno facendo lassù Jim, Fred e Jack è forse più difficile di uno sbarco sulla Luna".

A meno di trenta ore dal previsto "splashdown", rimangono, infatti, ancora due grandi incognite: avrà resistito lo scudo termico della capsula Apollo all'esplosione avvenuta nella notte di lunedì scorso nel Modulo di Servizio? I paracadute che accompagneranno la discesa verso l'Oceano Pacifico riusciranno a dispiegarsi completamente al momento opportuno?