2015/04/14

1970/04/14 04:08 IT* (GET 055:55): "Houston, we've had a problem here"

NOTA: Gli orari italiani indicati con l’asterisco sono quelli del 1970, ossia GMT+1.

Sono trascorsi pochi minuti da quando le lancette dell'orologio hanno scoccato a Houston le nove di sera di lunedì 13 aprile; in Italia sono già le prime ore del mattino di martedì 14 e precisamente le 04:08*. Si è da poco concluso il quarto collegamento televisivo in diretta con l'equipaggio di Apollo 13.

Gli inviati speciali della carta stampata di una buona parte del pianeta presenti nella sala adibita per i giornalisti al Centro spaziale di Houston stanno già trascrivendo i "pezzi", gli articoli, da spedire nelle varie redazioni dei quotidiani sulle prossime importanti e delicate manovre che James Lovell, Fred Haise e "Jack" Swigert dovranno effettuare nelle prossime ore: l'ingresso in orbita lunare (previsto per le 06:38 del pomeriggio di martedì, ora del Texas), la discesa del quinto e sesto americano sulla Luna a bordo del Modulo Lunare "Aquarius" (08:55 di mercoledì sera, sempre ora di Houston), e le due attività previste sulla superficie selenica, quando all'improvviso la voce del pilota del Modulo di Comando, Swigert, fa sobbalzare l'intera squadra dei tecnici che a turno da sabato 11 aprile sta seguendo e monitorando minuto per minuto il fantastico viaggio lunare di Apollo 13.

"Okay, Houston, we've had a problem here" ("OK, Houston, abbiamo avuto un problema qui"; questa è la frase esatta pronunciata, anche se molti la citano erroneamente come “Houston, we have a problem”, ossia “Houston, abbiamo un problema”).

Subito dopo la voce del comandante Lovell conferma: "Houston, we've had a problem" ("Houston, abbiamo avuto un problema"). "I segnali luminosi di allarme stanno lampeggiando, i manometri della pressione dell'ossigeno in due delle tre pile a combustione segnano zero… perdiamo gas all'esterno… abbiamo sentito un forte botto… il veicolo sta beccheggiando fortemente".

Al Centro di controllo di Houston appare subito evidente che la situazione è estremamente critica: è il primo, drammatico S.O.S. nella storia dell'esplorazione umana nello spazio, iniziata in quell'ormai lontano 12 aprile 1961 con il russo Gagarin.

La voce del comandante di Apollo 13 continua a giungere a terra calma ma fredda come una lama d'acciaio: "Houston, la pressione dell'ossigeno nella cabina di Odyssey sta diminuendo rapidamente".

Per quanto imprevisto e imprevedibile sia il dramma scoppiato a 370.000 km dal nostro pianeta, i controllori a terra si attivano preparando subito un piano di emergenza. Houston: "Trasferitevi all'interno del Modulo Lunare, potrete così continuare a respirare utilizzando le scorte di ossigeno del Lem e continuare nelle manovre di emergenza".

Mentre Lovell e Haise prendono posto a bordo di "Aquarius", Swigert rimane solo su "Odyssey" per eseguire tutte le operazioni necessarie che gli vengono suggerite dai tecnici a Houston: è necessario spegnere tutti i sistemi vitali del Modulo di Comando, per ridurre al minimo il consumo di energia e conservare l'esiguo margine di 15 minuti di erogazione elettrica rimasto, per quando i tre intrepidi eroi ritorneranno sulla Terra. Anche le comunicazioni radio Terra-spazio vengono ridotte al minimo per risparmiare energia.

A bordo di "Odyssey" cala il buio e aumenta il freddo; da questo istante gli astronauti sopravvivranno solo grazie ai generatori del Modulo Lunare "Aquarius", nato per diventare base per il quinto e sesto esploratore lunare sulla superficie di Fra Mauro, ma diventato ora "scialuppa di salvataggio" per i tre valorosi americani.

Intanto sul pianeta natale di Lovell, Haise e Swigert, e precisamente nell'edificio delle pubbliche relazioni al Centro spaziale di Houston, nel corso della notte tra lunedì 13 e martedì 14, i duemila giornalisti accreditati alla NASA assistono alla più drammatica conferenza stampa dell'era spaziale. Accanto al vice-direttore Christopher Kraft, ci sono l'astronauta James McDivitt e Sigurt Sjoberg, direttore delle operazioni di volo.

Una sintesi della conferenza stampa dal settimanale "Domenica del Corriere" del 28 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Poco più di due ore dall'incidente, sono le 11:24 della sera a Houston, le 06:24* del mattino in Italia, il Centro di controllo della base texana annuncia ufficialmente di avere annullato "l'operazione sbarco sulla Luna". Ora quello che più conta è far ritornare a casa sani e salvi gli sfortunati protagonisti di quella che avrebbe dovuto essere la più spettacolare missione scientifica sul suolo del Satellite naturale della Terra.

La prima cosa da fare è riportare il complesso formato dal Modulo di Comando/Servizio e dal Modulo Lunare nella giusta traiettoria di "libero ritorno". Apollo 13, nel suo viaggio translunare aveva abbandonato già al secondo giorno di volo, per consentire una manovra più precisa di discesa di "Aquarius" nella zona prevista di Fra Mauro, e così come era già successo nella precedente missione nel novembre scorso di Apollo 12, la cosiddetta traiettoria di "libero ritorno", cioè quell'invisibile strada lungo la quale un veicolo proveniente dalla Terra raggiunge la Luna, compie un giro di boa intorno ad essa e riprende la via del ritorno senza la necessità di accendere il motore del Modulo di Servizio.

I tecnici a Houston, in completa alleanza con i calcolatori elettronici a loro disposizione, stabiliscono le modalità della delicata e drammatica operazione: la correzione di rotta può essere effettuata dal solo motore del modulo di discesa del Lem, dopodiché se l'operazione riuscirà Apollo 13 si riporterà automaticamente sulla giusta strada del ritorno verso la Terra.

Fortunatamente la manovra riesce: sono le 02:43 ora di Houston, le 09:43* italiane. Sono trascorse 61 ore e ventinove minuti dal distacco dalla rampa di lancio di Cape Kennedy, il motore del modulo di discesa di "Aquarius" viene acceso per trentaquattro secondi, inserendo sulla giusta strada del "libero ritorno" il complesso spaziale e il suo prezioso carico umano. Un'altra buona notizia è che grazie ai giroscopi elettronici l'equipaggio è riuscito a stabilizzare il rollio del complesso spaziale e secondo i calcoli fatti dai tecnici della NASA gli astronauti hanno riserve sufficienti a bordo per ritornare sulla Terra venerdì 17 aprile. A Houston si comincia a sperare.

Sulla Terra, intanto, è ormai giorno in buona parte del mondo occidentale, la cui opinione pubblica è stata messa al corrente del dramma che si sta consumando a quasi quattrocentomila chilometri di distanza. Le varie edizioni straordinarie di TV, radio e giornali informano minuto per minuto che la terza missione umana destinata a scendere sulla Luna ha la seria possibilità di trasformarsi nel primo naufragio spaziale della storia.


Il momento dell'esplosione nel Modulo di Servizio (al minuto 6:01).