2015/04/15

1970/04/15: Un nuovo drammatico allarme dallo spazio: l'Apollo è fuori rotta!

La drammatica odissea nello spazio dei tre astronauti di Apollo 13, James Lovell, John Swigert e Fred Haise tiene incollati davanti ai teleschermi e alla radio milioni di persone in tutto il mondo.

Quanto sembra lontano il mese di luglio dello scorso anno (1969), quando in quasi ogni parte del pianeta si celebrava la più grande realizzazione dell'uomo al di fuori della Terra: lo sbarco di un equipaggio sulla Luna! Ora non c'è persona sul pianeta che non speri e preghi nella felice conclusione del quinto viaggio umano verso il Satellite naturale della Terra.

Il presidente americano Richard Nixon ha fatto installare una linea diretta tra la Casa Bianca e la NASA per seguire minuto per minuto il drammatico viaggio di ritorno dello sfortunato ma glorioso equipaggio dell'Apollo. Già nella serata di ieri, martedì, Nixon aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero accettato qualsiasi assistenza concessa da qualsiasi Paese per recuperare l'equipaggio una volta rientrato sulla Terra. Da quel momento le offerte di aiuto si moltiplicano: Francia, Italia, Gran Bretagna, Unione Sovietica e decine di altri paesi pongono le loro unità navali ed aree in stato di allarme, pronte a dirigersi sull'eventuale luogo dell'ammaraggio.

Le condizioni dei tre valorosi pionieri dello spazio sono buone, annunciano da terra, ma in realtà Lovell e i suoi due compagni di avventura, iniziano a dare segni di stanchezza: a bordo del complesso spaziale regnano sovrani il buio e il freddo. Durante i pochi collegamenti radio Spazio-Terra, il responsabile medico della NASA, Charles Berry, ha più volte invitato gli astronauti ad effettuare un periodo di riposo. I tre a turno si appisolano in una qualunque posizione: nello spazio non importa se si dorme a testa in su o a testa in giù, appoggiandosi alla schiena, oppure in piedi come i cavalli, non vi è né alto, né basso. Lovell e Haise, i due uomini che secondo il programma originale avrebbero dovuto effettuare oggi, se non fosse accaduto il drammatico incidente, la manovra di allunaggio sulla superficie prescelta di Fra Mauro, al loro risveglio riferiscono a Houston di essere riusciti a riposarsi, seppur per poche ore, distendendosi uno lungo il tunnel di comunicazione tra "Odyssey" e "Aquarius" e l'altro accovacciato intorno al cofano del motore della parte superiore del Lem, ambedue legati con cinghie e mezzi di fortuna per non galleggiare senza peso all'interno dell'angusto spazio del Modulo Lunare.

Il comandante di Apollo 13 fotografato durante uno dei rari periodi di riposo durante il drammatico volo di Apollo 13. Foto ap13-AS13-62-8990.


Se a Houston si segue costantemente la traiettoria celeste di Lovell, Swigert e Haise con il più complesso ed efficiente apparato di strumenti che si conosca, a 300.000 km di distanza, fuori uso il Modulo di Comando, i tre astronauti a bordo del più sofisticato mezzo spaziale costruito dall'uomo fino a non molte ore prima, navigano nel faticoso percorso di ritorno verso la Terra affidandosi anche al sestante, lo stesso strumento che ha guidato nel passato le rotte degli esploratori di terre sconosciute. Eppure quasi contemporaneamente sull'Apollo e al Centro di Controllo nel Texas ci si accorge che "Odyssey" è fuori dalla rotta che dovrebbe portarla direttamente sulla Terra. Sono circa le 18 ora italiana.

E' il pilota del Modulo Lunare Fred Haise per primo a dare l'allarme: "Houston, qualcosa non va, la nostra inclinazione è cambiata. Vedo la Terra dove non dovrebbe essere e che si abbassa dietro i finestrini di Aquarius, mentre la Luna va in alto". Apollo 13 si dirige sì verso la Terra ma non sulla Terra. Se non si provvede entro breve sarà la fine sicura per l'equipaggio: il complesso spaziale composto dal Modulo di Comando e Servizio e dal Modulo Lunare, infatti, sfiorerà la crosta del nostro pianeta alla distanza di 167 km, troppi per poter tentare la discesa sulla superficie. L'Apollo con il suo prezioso carico composto da tre rappresentanti dell'umanità, passerà dunque sopra le teste di noi terrestri continuando il suo folle volo fino a diventare un satellite-tomba intorno al Sole.

Qualche ora prima che scattasse la nuova emergenza, i tre avevano riferito ai controllori a terra di avere sentito come un tonfo e visto uscire del gas in prossimità del Modulo di Servizio nonché pezzi di metallo galleggiare al di fuori delle navicelle.

A Houston si cerca una soluzione, è una nuova lotta contro il tempo. "Aspettate qualche ora", consigliano da terra. "Poi all'ora 105 e 18 minuti accendete il motore di discesa del Lem". Dalla base chiedono ancora: "Avete sempre la visuale piena di stelle?". Risponde Haise: "Sì sempre. Ho come l'impressione di essere al centro della Via Lattea. Sono migliaia di piccole luci".

In Italia la giornata del 15 aprile si avvia ormai alla conclusione, manca poco alla mezzanotte. Negli Stati Uniti è tardo pomeriggio, l'intera nazione americana così come l'intero pianeta segue con emozione attraverso i vari notiziari radiotelevisivi, gli ultimi drammatici sviluppi del volo.

Fra poche ore sarà l'alba di un nuovo giorno. Giovedì 16 aprile 1970 ci dirà se James Lovell, Fred Haise e John Swigert, gli sfortunati eroi di Apollo 13, avranno buone probabilità di ritornare sulla Terra e riabbracciare i propri cari. Ancora una volta in questo viaggio di uomini verso l'ignoto, le speranze sono riposte nei motori dello "sgraziato", ma quanto mai indispensabile, veicolo lunare "Aquarius".