2015/04/19

1970/04/19: Dopo il felice rientro sulla Terra, le ultime notizie su "La Stampa"


Dalla prima pagina del quotidiano "La Stampa" di domenica 19 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Alle Hawaii per incontrarsi con Nixon e i familiari

Gli uomini dell'Apollo raccontano le angosce e le speranze del volo

Hanno perso fino a cinque chili di peso, non hanno dormito né mangiato per il freddo - Il medico dice: "Ne ho visti molti astronauti dopo l'ammaraggio, ma mai così stanchi" - Ad un certo momento erano tanto sfiniti che premevano i pulsanti sbagliati - Houston ordinò di prendere stimolanti - Poco prima del rientro Lovell esclamò: "Sarà interessante, oggi"


(Dal nostro inviato speciale) Houston, 18 aprile. Gli astronauti sono di nuovo in viaggio. Ma, questa volta - riposati e sereni - per ricevere il commosso saluto dell'America e l'affettuoso abbraccio dei propri cari. Dalla portaerei Iwo Jima un elicottero li ha condotti a Samoa; e da Samoa, con un volo di circa 1200 chilometri, un jet li ha portati alle Hawaii. Là, ad Honolulu, verso le quattro del mattino (ora italiana), forse più tardi, avviene l'incontro con il presidente Nixon. James Lovell e Fred Haise trovano pure le mogli, Marilyn e Mary, e John Swigert, il primo "scapolo spaziale", trova gli anziani genitori. Le due signore, i coniugi Swigert e il medico personale di Mary Haise, la quale attende un bambino per giugno, sono giunti nell'aereo di Nixon, suoi ospiti.
Queste cerimonie, questi appuntamenti mostrano come i tre uomini siano sopravvissuti all'avventura senza gravi conseguenze. Tutti gli esami compiuti a bordo dell'Iwo Jima (tre medici per astronauta) non hanno rivelato nulla d'inquietante. Keith Baird, direttore di questo gruppo di specialisti, ha detto: "Sono tutti in buona salute. Certo, l'odissea dell' "Odissea" ha lasciato qualche effetto". Ogni astronauta ha perso dai tre ai cinque chili di peso; tutti portano le tracce di una "prolungata disidratazione"; vi sono epidermidi irritate e occhi arrossati. Causa forse la carenza d'acqua potabile. Haise ha una "leggera infezione alle vie urinarie" con 37,8 di febbre. Il disturbo è curato con antibiotici.
Una lunga, profonda dormita e pasti sani e copiosi hanno cominciato inoltre ad attenuare la profonda spossatezza fisica e psicologica. Keith Baird dichiarava stamane: "Ne ho visti tanti di astronauti, dopo l'ammaraggio, ma mai così stanchi". Ieri, nelle ore prima del rientro, questa prostrazione era giunta a un punto tale che i piloti - s'è appreso oggi - premevano per errore alcuni pulsanti. Fu allora che Houston ordinò di prendere degli stimolanti, "dexedrines", per "ravvivare il metabolismo". Era uno sfinimento più che naturale, cui contribuì moltissimo l'impossibilità di dormire per il freddo. La temperatura era tra gli otto e i dieci gradi. Gli uomini erano intirizziti: cercavano di riscaldarsi stringendosi l'uno contro l'altro nel piccolo Lem.
All'arrivo sull'Iwo Jima, Swigert continuava ieri a ripetere: "Che freddo! Non lo dimenticherò mai". Il primo uomo-rana che spalancò il portellone della capsula ha riferito: "Sentii una ventata d'aria gelida. Fu come aprire un frigorifero". Oggi, inoltre, s'è saputo che, in quelle tremende ore prima del tuffo finale, Lovell chiese a Houston se poteva girare la capsula per ricevere più direttamente i raggi del sole. Furono consultati i computers: la risposta fu affermativa. Poco dopo, Lovell comunicava: "Ecco, il sole batte ora sul finestrino. E' un po' più tiepido. Grazie". Nonostante il freddo, la sete, la fame - il cibo era immangiabile perché gelato - e la tensione, Lovell serbava la calma e lo humour per pronunciare un'altra frase "storica". Diceva: "It's going to be interesting, today". "Sarà interessante, oggi". 
Nel suo volo da Washington alle Hawaii, il presidente Nixon s'è fermato al centro spaziale di Houston per un'importante cerimonia. Ha decorato con la "Medal of Freedom", medaglia della libertà, la suprema ricompensa civile - la stessa che darà a Lovell, Haise e Swigert - tutti gli uomini del "Mission control", coloro che hanno guidato l'"Apollo" ferito lungo la via del ritorno. E' stata consegnata un'unica medaglia, al rappresentante di tutti questi tecnici, Sigurd Arnold Sjoberg, "direttore delle operazioni di volo". Poteva essere un rito pieno di retorica, è stato invece breve, semplice e cordiale. "A nome di tutto il mondo", Nixon ha ringraziato gli specialisti. Poi diceva: "Mi sono giunti migliaia di messaggi da tutte le parti del globo. Ciò mostra che il travagliato viaggio non è stato un fallimento. Gli astronauti hanno toccato il cuore di milioni di persone". 
Il direttore della Nasa, Thomas Paine, presentava al presidente le famiglie degli astronauti. La signora Lovell e tre dei suoi quattro bambini: la signora Haise, con i tre bambini, e un quarto in arrivo. (La pazienza della graziosa Marilyn Lovell è infinita. Non la perdeva neppure iersera, quando dalla folla internazionale di cronisti e fotografi che l'accoglieva all'uscita di casa, partivano domande quali: "Lei porta una mini-gonna. Che ne pensa della midi?". Oppure: "Crede in Dio?"). Finita la cerimonia, fuori del centro spaziale, una ventina di dimostranti salutava Nixon con cartelli di protesta su cui era scritto: "I poveri pensano agli astronauti. ma chi pensa ai poveri?". Poco dopo, il presidente e la signora Nixon ripartivano per Honolulu, accompagnati da Marilyn Lovell, Mary Haise e dai genitori di Swigert.
Mentre l'"Apollo 13" tornava, "zoppicando", verso la Terra, il suo comandante James Lovell disse a Houston: "Temo che sarà l'ultima missione lunare per parecchio tempo". Le notizie più recenti indicano che ha probabilmente ragione. Si avranno ora inchieste e dibattiti: gli avversari dei lanci "umani" ne approfitteranno per scatenare battaglia: qualche senatore ha già chiesto che siano sospesi. Ma è improbabile che si prendano decisioni tanto drastiche. Si avrà invece un ritardo negli attuali piani. Thomas Paine, direttore della Nasa, ha ammesso che la data del primo ottobre per il lancio dell'"Apollo 14" "è in pericolo" e ha detto: "Dovremo esaminare adesso l'intero programma per vedere quali modifiche siano necessarie. Non possiamo fare previsioni fino a quando non si conosceranno le cause dell'incidente".
Paine aggiungeva: "Certo, vi sono dei rischi: ma ve ne sono in ogni esplorazione". E, secondo l'opinione dei più, sarebbero rischi accettabili. Anche perché, come ricorda il New York Times, l'"Apollo 13" ha mostrato che "calma, coraggio e perizia", in terra e in cielo, possono risolvere crisi che parevano fatali.      (Mario Ciriello)  


Chiesto il rimborso-spese per il rimorchio spaziale

Una scherzosa fattura della ditta che ha costruito il Lem

New York, 18 aprile. Il legale della società costruttrice del Lem, la "Grumman Aerospace Corp.", appena appresa la notizia del felice ammaraggio dell' "Apollo 13", ha inviato alla società costruttrice del modulo di comando, la "North American Rockwell Corp.", una fattura di 310 mila dollari (180 milioni di lire) per "spese di rimorchio".
"Il nostro servizio di soccorso si è rivelato rapido ed efficace" sottolinea il legale scherzando sul ruolo di "scialuppa di salvataggio" e di "rimorchiatore" che il modulo lunare ha assunto dopo l'incidente avvenuto alla missione "Apollo".
La fattura della "Grumman", ammontante ad un totale di 312.421 dollari e 24 centesimi, comprende le seguenti voci: quattro dollari di spese di rimorchio per il primo miglio e un dollaro per ciascun miglio successivo, 4,05 dollari per la ricarica di una batteria del modulo di comando e 500 dollari di ossigeno.
La "North American Rockwell Corp." ha risposto che la fattura era allo studio, ma non ha mancato di ricordare a Greenberg che non aveva ancora ricevuto il pagamento per le spese di trasporto del "Lem" nelle precedenti missioni lunari. (Ansa - Afp)