Mercoledì 15 aprile 1970, ore 01:21* italiane, 18:21 ora di Houston di martedì 14. Dopo la riuscita manovra di "libero ritorno" e un'intera giornata vissuta nell'angoscia non solo al Centro di controllo nel Texas, ma in ogni parte del mondo, il complesso spaziale, formato dal Modulo Lunare "Aquarius", trasformato in "scialuppa di salvataggio" per i tre astronauti di Apollo 13, l'ormai spento e freddo Modulo di Comando "Odyssey" e ciò che rimane del Modulo di Servizio, ridotto ad un relitto senza vita, compiono il giro di boa intorno alla Luna, sorvolandone la faccia nascosta a noi sulla Terra.
In questo momento tutte le comunicazioni, ridotte già al minimo per l'esplosione avvenuta nel Modulo di Servizio, tra i tre uomini di Apollo a 380.000 km. di distanza e la postazione a terra sono interrotte. Dovranno trascorrere circa venti minuti per sapere se l'operazione ha avuto successo. Il corpo celeste a noi più vicino, colei che illumina le nostre notti, che avrebbe dovuto essere scolpita dagli scarponi del comandante James Lovell, destinato ad essere il quinto umano a camminarvi, rimane ancora una volta per quest'ultimo solo un allucinante paesaggio da sorvolare, così come avvenne nel dicembre del 1968 con la missione di Apollo 8.
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I minuti passano interminabili, poi finalmente all'una e 46 italiane* il segnale di conferma: la Luna è stata doppiata, si punta ora verso la Terra. È James Lovell ad annunciare il felice esito della manovra: "Houston, è stata una buona accensione". Poi aggiunge: "È probabile che questa sia l'ultima missione lunare per lungo tempo". Nella voce del comandante c'è tutta la delusione per aver mancato l'obiettivo principale della terza missione con sbarco: l'esplorazione nella regione di Fra Mauro.
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Alle 03:40* italiane, 20:40 in Texas, viene riacceso il razzo del Modulo di discesa del Lem. Ancora una volta il motore di "Aquarius" risponde bene, portando l'Apollo su una traiettoria più rapida. Il ritorno sulla Terra avverrà così venerdì 17. Al Centro di controllo del volo a Houston si comincia a sperare. I tecnici della NASA pensano già al punto di ammaraggio. Oceano Pacifico o Atlantico? L'Atlantico accorcerebbe di qualche minuto la snervante attesa; nel Pacifico si è più pronti per il recupero. Dopo un lungo consulto si decide: sarà l'Oceano Pacifico ad accogliere gli sfortunati eroi di Apollo 13. Tutto però dipende dalla quella fragile "scialuppa di salvataggio" che si chiama Modulo Lunare.
Alle 02:09* italiane, la NASA annuncia che qualcosa di Apollo 13 è riuscito ugualmente ad arrivare sulla superficie selenica: il terzo stadio del Saturn V, posto su una traiettoria cislunare poche ore dopo il lancio, è precipitato sulla Luna come previsto, provocando un terremoto registrato dal sismografo installato nel novembre 1969 dagli astronauti di Apollo 12. È l'unico esperimento scientifico riuscito in questa sfortunata ventitreesima esperienza umana americana nello spazio dal quel primo piccolo balzo, nel maggio del 1961, con il volo suborbitale di Alan Shepard a bordo della "Mercury Freedom-7".
A bordo dell'Apollo la vita per i tre astronauti naturalmente è tutt'altro che facile: due di essi vivono all'interno del veicolo lunare "Aquarius", uno a turno nella cabina di comando di "Odyssey", praticamente al buio e al freddo. Sulla Terra, intanto, Thomas Mattingly, l'astronauta escluso dal volo a causa della presunta rosolia, insieme ad altri colleghi sta riproducendo in un simulatore di volo le stesse condizioni in cui si trovano Lovell, Haise e Swigert a più di 300.000 km di distanza.
Alle 05.20* italiane, le 22:20 nello stato del Texas, una nuova drammatica chiamata a Houston da "Aquarius": è il comandante James Lovell, che informa di un ennesimo allarme. Il tasso di anidride carbonica a bordo del "treno spaziale" sta aumentando pericolosamente, in più le cartucce di riserva del Modulo di Comando non sono compatibili con quelle del Modulo Lunare; mentre le prime sono di forma cilindrica le seconde sono cubiche.
Ancora una volta i tecnici dell'ente spaziale americano si trovano ad affrontare l'ennesima e inedita emergenza. Fortunatamente, dopo una lunga consultazione tra i responsabili del volo alla base e i costruttori della capsula Apollo (North American Rockwel) e quelli del Modulo Lunare (Grumman), l'inconveniente viene risolto. Gli astronauti sono riusciti, su indicazione da terra, a fissare l'anidride carbonica facendola assorbire da filtri di litio. Per fare ciò hanno dovuto costruire in gran fretta recipienti di fortuna, costituiti da tubi, copertina del piano di volo e calzini, il tutto tenuto insieme con nastro adesivo.
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A 300.000 km dal punto in cui si trova l'Apollo, l'intero pianeta Terra, intanto, è percorso da sentimenti di commozione e di speranza per il dramma che si sta svolgendo nel freddo e buio spazio cosmico. Tutto in queste ore passa in seconda linea: la politica, le guerre, le vicende economiche, la cronaca nera. Tutta l'umanità vibra all'unisono con i tre sfortunati uomini di Apollo 13.