2015/04/12

1970/04/12: Il lancio di Apollo 13 sulla stampa italiana

Dalla prima pagina de "Il Corriere della Sera" di domenica 12 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

IN PERFETTO ORARIO MALGRADO I CONTRATTEMPI DELLA VIGILIA

L'Apollo 13 verso la Luna

La terza esplorazione del satellite - Uno dei motori del Saturno si è spento con un leggero anticipo ma ciò non ha impedito il raggiungimento della quota fissata - Il distacco dall'attrazione terrestre - La riserva Swigert al posto di Mattingly

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) CAPO KENNEDY, 11 aprile. La terza spedizione umana sulla Luna è felicemente iniziata. Le incertezze, il disappunto, i timori e anche la sfortuna che nei giorni scorsi si erano addensati sulla tormentata preparazione di questo viaggio si sono dissolti come per incanto, quando dal razzo Saturno è scaturita la voragine di fuoco dei suoi motori e le nostre orecchie hanno cominciato a essere ossessionate dalla voce di tuono prodotta da questo mostro di potenza e di perfezione.

Quei rombi allucinanti che, per vari minuti, fanno tremare la terra e l'aria per un raggio di molti chilometri, costituiscono il più bel grido di vittoria della tecnica sulle leggi fisiche che legano l'uomo alla Terra, sugli imprevisti, sugli inevitabili contrattempi.


L'orbita prevista

Alle 20,13 in punto (ora italiana) mentre i tre valorosi rappresentanti del genere umano, James Lovell, Fred Haise e John Swigert, prendevano il via per la loro avventura cosmica, anche il tempo (che secondo le previsioni meteorologiche avrebbe dovuto riservarci perfino la pioggia) si è "rischiarato". Il cielo, appena velato da un sottile strato biancastro con molti squarci di blu, ci ha consentito di seguire l'involo del razzo per circa un minuto. Poi la caligine e una nube ci hanno purtroppo impedito lo spettacolo della separazione del primo stadio e la conseguente accensione dei motori del secondo.

In questo non tutto ha funzionato alla perfezione. L'ugello centrale (questa sezione del Saturno ne possiede cinque) ha cessato di sputare fuoco due minuti prima del previsto e di conseguenza il prestigioso cervello elettronico che, a bordo, presiede al controllo e al funzionamento di tutte le apparecchiature del veicolo ha comandato che gli altri quattro continuassero a funzionare per circa quarantacinque secondi di più, in modo da ottenere l'incremento di accelerazione stabilito. Così è avvenuto e poco dopo il terzo stadio con le sue astronavi e gli uomini a bordo ha raggiunto la prevista orbita (perigeo di 189,6 chilometri e apogeo 227).

Nel momento in cui leggerete queste note i tre uomini dell'Apollo 13 saranno già sulla sicura traiettoria translunare tracciata nei piani di volo, secondo le precise e ineluttabili leggi della meccanica celeste.

Quando il primo stadio del Saturno aveva esaurito il suo compito e si è staccato, Lovell, Swigert e Haise ormai erano a circa cento chilometri di distanza da noi e la loro velocità aumentava sempre più rapidamente. I tre uomini stavano superando il primo punto critico per il loro organismo, quello della massima pressione dinamica, dovuta appunto al continuo violento incremento dell'accelerazione. Sono trascorsi altri quattro interminabili minuti e la torre di salvataggio (non più necessaria) era stata fatta saltare. Insieme alla copertura conica dell'astronave "Odissea". Poco prima anche il secondo stadio aveva esaurito il suo compito: ormai la velocità raggiunta era di circa 24 mila chilometri orari.


Il terzo stadio

La successiva accensione del motore del terzo stadio ha apportato un'ulteriore accelerazione fino ai 28 mila chilometri all'ora necessari per l'immissione in orbita. Così era cominciato il parcheggio intorno al nostro pianeta, necessario per il controllo di tutte le apparecchiature prima del grande balzo verso la Luna. Questo è avvenuto secondo l'orario programmato: due ore e trentacinque minuti dopo il decollo.

La velocità dell'astronave ha raggiunto 39.600 chilometri orari vincendo così la trappola gravitazionale della Terra. In perfetto orario e pienamente riuscite anche le delicate manovre con le quali i tre astronauti (quasi operassero con la scatola di montaggio di un giocattolo di bambini) hanno comandato il distacco dell'"Odissea" e del suo razzo di servizio dall'involucro dell'ultima parte del Saturno. Poi hanno ruotato di 180 gradi il loro veicolo servendosi dei piccoli razzi attitudinali del vettore di servizio, hanno con precisione infilato il vertice dell'Apollo dentro il boccaporto di attracco del veicolo lunare. Lo hanno estratto dal contenitore, disponendo poi il complesso delle astronavi nel normale assetto di volo sulla via della Luna.


La grande avventura

Alle 0,15, Swigert ha eseguito l'ultima importante manovra della prima parte del volo consistente nel distacco del complesso cabina-madre e modulo lunare dal terzo stadio "S-IVB" del razzo vettore Saturno 5. Anche questa manovra è stata eseguita con successo e Swigert non ha consumato eccessivo carburante.

Il terzo stadio del razzo è stato collocato su una sua traiettoria lunare controllata. Esso andrà a schiantarsi sulla superficie della Luna alle 1,28 di mercoledì 15 aprile provocando un sisma che sarà registrato dallo speciale sismometro lasciato sulla Luna in novembre dai cosmonauti dell'Apollo 12.

Il treno spaziale Odissea-Acquario prosegue ora da solo il viaggio verso la Luna.

I cosmonauti dell'Apollo 13 hanno eseguito due trasmissioni televisive.

La prima trasmissione, molto breve, ha mostrato immagini della Terra avvolta dalle nuvole a una distanza di circa 180 chilometri. Nella seconda trasmissione, di maggiore durata, sono state viste le manovre di separazione e di aggancio eseguite dall'equipaggio. Sono stati anche visti i tre cosmonauti al lavoro davanti ai complicati cruscotti della nave spaziale e mentre controllavano il tunnel di collegamento tra l'Odissea e l'Acquario.

Per Lovell e i suoi compagni la grande avventura era cominciata alle 8,58 di stamane, ora in cui sono stati svegliati e si è iniziato l'ormai noto cerimoniale che precede le imprese cosmiche. Una precisa liturgia, che corrisponde ad altrettante necessità di sicurezza assoluta. Poco prima delle 9,30 gli uomini dell'Apollo 13 erano stati sottoposti all'ultimo esame medico: condizioni perfette, ready to go, pronti a partire. Quindi hanno fatto colazione - bistecca, uova, succhi di frutta, caffè - insieme con tre ospiti, fra i quali il capo degli astronauti Donald Slayton.

L'esploratore lunare che aveva dormito più profondamente degli altri - e ne aveva ben d'onde dopo le emozioni degli ultimi due giorni - è Swigert. Infine i tre uomini sono passati nella sala della vestizione ed hanno indossato le loro complicate tute spaziali. Alle 11,30 con l'apposito carrozzone preceduto dalle macchine del personale di sicurezza avevano raggiunto la rampa di lancio.

Pochi minuti dopo erano già a bordo dell'astronave Apollo, pronti a spiccare una fantastica trasvolata Terra-Luna che si concluderà nella notte in Italia di giovedì prossimo. (Giancarlo Masini)


Dalla prima pagina de "La Stampa" di domenica 12 aprile 1970 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


(Nota degli autori: nei titoli in piccolo sotto quello principale, viene scritto erroneamente che il Modulo di Comando orbiterà intorno alla Luna "a quindici chilometri di quota". In realtà l'altezza prevista dalla superficie del nostro Satellite e intorno ai 100 chilometri).


Con perfetta regolarità la nuova spedizione sul satellite

Verso la Luna, terza missione

La partenza da Cape Kennedy ieri alle 20,13 - L'astronave Apollo 13 è entrata nell'orbita prestabilita, i tre uomini d'equipaggio stanno bene - Il "pilota di riserva" John Swigert segnala via radio "Tutto o.k." - Lo sbarco è previsto per la notte sul giovedì - Il comandante Lovell e il "vice" Haise esploreranno per oltre 32 ore la misteriosa e tormentata "regione di frate Mauro" - Il "terzo uomo" resterà ad aspettarli girando intorno alla Luna a quindici chilometri di quota

(Dal nostro inviato speciale) New York, 11 aprile. Altri tre uomini viaggiano nello spazio, destinazione Luna. Sono gli esploratori - Lovell, Haise e Swigert - dell'Apollo 13, partito oggi da Cape Kennedy con l'ormai consueta puntualità di queste missioni. Anche questa volta, non è mancata la suspense, prima un guasto, poi la rosolia, infine la minacciosa vicinanza di una bufera: ma, anche questa volta, la nave interplanetaria è salpata per la sua meta a 380.000 km di distanza. Non siamo che al tredicesimo anno dell'era spaziale: non sono passati neppure dodici mesi dallo sbarco sulla Luna di Armstrong e Aldrin. La tecnologia - laddove l'uomo vuole concentrare i suoi sforzi e le sue risorse - può oggi galoppare con le ali di Pegaso.

L'Apollo 12 spiccò il volo in novembre tra i fulmini e la pioggia, l'Apollo 13 s'è staccato da terra in una giornata brumosa, sciroccale, ma senza la temuta burrasca. Alle 14,13, ora locale, le 20,13 italiane, l'obelisco metallico - 110 metri - formato dal Saturno e dalla capsula di comando lasciava, ruggendo e vibrando, la grande piattaforma di lancio e si innalzava nel cielo. A bordo, James A. Lovell, di 42 anni, il comandante; il "vice" Fred W. Haise, di 34, e John L. Swigert, di 38. Swigert - che come Haise è alla sua prima esperienza spaziale - apparteneva all'equipaggio di riserva e ha preso il posto di Mattingly, rivelatosi privo d'immunità contro il virus della rosolia. Questa sostituzione ha lasciato non pochi dubbi: si spera che Swigert, il quale fra l'altro pesa 18 chili più di Mattingly, resista senza pericolose tensioni alla solitaria circumnavigazione lunare, mentre i compagni esploreranno l'astro.

E' cominciato così il terzo viaggio umano alla Luna. Si va alla ricerca delle origini di questo satellite e, tramite esse, delle origini dell'intero sistema solare. Altri due nomi vanno scritti in questo straordinario capitolo della nostra storia: "Odyssey" e "Aquarius". Odissea è il nome della capsula di comando, Acquario del veicolo, il Lem, che, questa volta, sarà portato fino a meno di quindici chilometri dalla Luna. Risparmierà in tal modo carburante: guadagnerà 15 secondi per la difficile discesa. Pochi secondi dopo il decollo, Lovell già annunciava:"Odissea in volo" e Swigert aggiungeva: "Tutto o.k.", e ancora Lovell, poco dopo: "Nessuna difficoltà". Lovell aveva un attimo d'apprensione quando uno dei cinque motori del secondo stadio si fermava prima del dovuto (cinquanta secondi prima, a quanto sembra) ma il "mission control" lo rassicurava. Gli altri quattro motori funzionavano, erano sufficienti a garantire un volo perfetto.


A 39.000 km. orari

Abbandonati i tre stadi del razzo Saturno, l'Apollo 13 si allontanava adesso dalla Terra a velocità decrescente. Lasciata l'orbita terrestre, Odissea s'inseriva, con un'impennata di 39.000 chilometri orari, nella traiettoria lunare, per avanzare poi "per inerzia". Verso le nove del mattino in Europa, Apollo 13 saetta nello spazio a circa ottomila chilometri orari. Durante la notte, il terzo stadio del Saturno - ed è un nuovo esperimento - viene vuotato di ogni residuo di carburante e proiettato verso la Luna, sulla cui superficie si schianterà tra martedì e mercoledì. (Venerdì sarà scagliata contro la Luna anche la parte inferiore del Lem: e anche questo lancio servirà agli scienziati per registrare, con i sismografi, le onde d'urto). Martedì, il convoglio giungerà in prossimità del satellite. Mercoledì sera (in Italia saranno le tre della notte sul giovedì) sbarco dal "modulo lunare". Circa una settimana dopo - martedì 21 aprile - gli astronauti ammareranno nell'Oceano Pacifico.

Motto "ufficiale" di questa missione è la frase latina "ex Luna, scientia", dalla Luna, conoscenza. Con l'Apollo 11 si stabilì che l'uomo poteva calare sulla Luna; con l' Apollo 12 s'accertò che poteva affrontarne l'esplorazione; con l'Apollo 13 il programma scientifico acquista ambiziosa e affascinante ampiezza. Lovell e Haise metteranno piede sulla Luna giovedì e vi resteranno "almeno" 32 ore e mezzo, con due "escursioni" dalla 4 alle 5 ore l'una (Conrad e Bean, in novembre, vi restarono 31 ore e 31 minuti, con due "escursioni" di circa 4 ore l'una. In quel periodo, i due astronauti compiranno una serie di nuovi e importanti esperimenti e lasceranno apparecchi che, azionati da una batteria nucleare, trasmetteranno alla Terra, per oltre un anno, preziose informazioni sull'atmosfera e sull'interno del nostro satellite.

Gli uomini dell'Apollo 13 raccoglieranno altresì circa 45 chili di polvere e rocce lunari. Per comprendere il valore scientifico di questi minerali bisogna ricordare che la zona scelta per lo sbarco - la cosiddetta "regione di frate Mauro", dal nome di un cartografo italiano del quindicesimo secolo - è una specie di "museo geologico". (E' una "Scientific Wonderland", dice la Nasa, una terra delle meraviglie scientifica). Milioni di anni fa una colossale meteorite di circa venti chilometri di diametro colpì la Luna scavandovi il "Mare Imbrium" o mare delle piogge. Il cataclismico urto proiettò in cielo materie primordiali giacenti a 150-200 e più chilometri di profondità: materie nate quando nacque la Luna, remote di ormai 4 miliardi e mezzo di anni, o formatesi durante la giovinezza di quel mondo. Ricaduti, questi antichissimi minerali coprono la superficie di "Fra Mauro".


Impresa rischiosa

Ma arrivare a Fra Mauro non sarà facile: l'impresa è rischiosa. Apollo 11 e Apollo 12 atterrarono su terreni relativamente levigati, il primo sul "Mare della Tranquillità", il secondo sull'"Oceano delle Tempeste". Il modulo lunare dell'Apollo 13 dovrà scendere, invece, in una stretta vallata, "tra colline, crateri e macigni". Sono parole di James Lovell, colui che dovrà pilotare la navicella. "Il tratto scelto per l'atterraggio è piatto - ha spiegato Lovell - il problema è arrivarvi. A Sud vi sono colline; a Est vi è l'alto cratere che dovremo poi scalare; a Nord vi è una cima ancora più alta". Lovell e Haise disporranno però di un miglior computer - perfezionato da Massachusetts Institute of Technology - "riprogrammabile" più di una volta, durante la discesa.

Anche se queste partenze spaziali non fanno più l'impressione di un tempo, il decollo di un Apollo è sempre uno spettacolo grandioso. (Vi ha assistito oggi il cancelliere tedesco Willy Brandt, giunto da Washington). La terra trema, un boato fa vibrare l'aria. In due minuti e mezzo, il primo stadio del Saturno porta la capsula a 61 km di quota. Si accende subito il secondo stadio che, in sei minuti, eleva l'Apollo a 182 chilometri. Indi, il terzo stadio che moltiplica la velocità innalzandola fino a 28.000 chilometri orari. Undici minuti e 40 secondi dopo il lancio, questo stadio immette il vascello lunare in un'orbita a 190 km dalla Terra. E' l'"orbita di parcheggio". I computers verificano da Terra gli strumenti; gli astronauti parlano con "mission control". Dopo una circumnavigazione e mezzo del globo - due ore e 30 minuti - vertiginoso tuffo verso la traiettoria diretta alla Luna.

"E' bello essere di nuovo qui, nello spazio, vedere la Terra dal cielo", diceva Lovell, un veterano di queste imprese. Haise - la cui moglie attende un bambino per giugno - aggiungeva: "Ho provato tante strade, proveremo anche quella che porta alla Luna". L'unico silenzioso, tranne che per il breve "o.k.", era Swigert. (Mario Ciriello)