2020/04/13

2020/04/13: Jim Lovell ricorda Apollo 13, 50 anni dopo


Jim Lovell, comandante della missione Apollo 13, ha rilasciato questa lunga intervista (38 minuti) a Rich Talcott, della rivista Astronomy Magazine, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’incidente che cambiò le sorti del suo volo.

Lovell racconta della mancanza di superstizione alla NASA ma anche dei segnali e dei presagi che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto: il danno al serbatoio, sfuggito ai controlli e alle procedure di verifica; la rosolia che forzò la sostituzione di Ken Mattingly; lo spegnimento anticipato del motore centrale durante la partenza dalla Terra.

Spiega anche la sua reazione calmissima all’incidente, ricordando che era un equipaggio di piloti collaudatori: “Ero abituato all'idea che mi si piantasse il motore ogni tanto quando collaudavo gli aerei, e cose del genere”. E ricorda che la Luna, durante Apollo 13, gli sembrò molto più piccola di come l’aveva vista durante Apollo 8, a causa della traiettoria molto più allungata, che portò gli astronauti di Apollo 13 alla massima distanza dalla Terra mai raggiunta (record tuttora imbattuto).

Lovell rivive anche le difficoltà di bordo durante le lunghe ore del viaggio di ritorno, con Haise in pessime condizioni a causa di un‘infezione e con la temperatura gelida in cabina combinata con l’accumulo tossico di anidride carbonica, risolto fortunosamente improvvisando un filtro.

Con tutt’altro tono, racconta anche la sua esperienza di partecipazione al film di Ron Howard dedicato alla sua missione e la sua sorpresa nello scoprire che il Modulo di Comando di Apollo 13 era stato dato alla Francia dalla NASA e poi lasciato per vent’anni nel dimenticatoio a Le Bourget.

Una trascrizione dell’intervista è pubblicata qui sul sito della rivista.